
”A me piacciono le persone strane. Quelle normali mi piacciono pochissimo”. Si racconta cosi’ Lisetta Carmi, musicista e fotografa di fama internazionale, alla platea riunita nell’aula magna del Politecnico su invito del Museo della fotografia di Bari. E della sua abilita’ con la macchina fotografica, uno sguardo che l’ha accomunata a quello di Cartier Bresson, dice subito dopo: ”Ho questa grande fortuna. Quando guardo una persona vedo la sua anima. E cosi’ ho cominciato a fare piccoli esercizi su argomenti elementari, su fatti di vita quotidiana”. ”Le cinque vite di Lisetta Carmi”, volume curato da Giovanna Calvenzi, photo editor e storica della fotografia, e’ stato il titolo dato all’incontro preso in prestito dalla sua biografia presentata oggi a Bari. Sono state mostrate una trentina di fotografie di Lisetta che scatta la sua prima immagine proprio in Puglia, nel 1960, ”in modo assolutamente amatoriale”, spiega Giovanna Calvenzi. ”Compra 9 rullini, che a lei sembrano tanti, e inizia a fotografare – continua Calvenzi – in modo istintivo. Non cerca la bella fotografia, ma cerca la storia. Da subito pensa di organizzare una narrazione, un tentativo di costruire piccole storie”. Per Lisetta, si scopre, la fotografia e’ sempre stata un momento di incontro, di conoscenza. Nel libro su di lei, Calvenzi inquadra il momento storico in cui comincia a fotografare, quando, negli anni Sessanta, si pongono le basi di cio’ che sarebbe stata la fotografia contemporanea. ”Abbiamo lavorato piu’ di un anno a questo libro e Giovanna ha capito sino in fondo il mio modo di essere al mondo”, afferma Lisetta. Per poi accennare alla sua storia: ”Io sono ebrea e per questa mia ascendenza ho ereditato la sofferenza. Tutta la mia vita sono stata dalla parte di chi soffre, di chi e’ schiacciato dal potere, di chi muore invece di vivere. E non ho mai lavorato per fare belle fotografie, ma volevo capire il mondo. Quanto la gente mi chiede: ‘Ma chi ti ha insegnato a fotografare?’ Rispondo: la vita”. Nel Politecnico di Bari, Lisetta Carmi ha affascinato la platea di fotografi e amanti della fotografia con i suoi racconti di vita e una squisita e assieme delicata capacita’ narrativa. ”Ho avuto cinque vite – ha detto – la prima come musicista, poi come fotografa, poi l’incontro con Babaji centro della mia vita, quindi la frequentazione con Paolo Ferrari, mio ex allievo di pianoforte, psicoterapeuta e studioso dell’assenza, e poi la quinta vita, quella che sto vivendo adesso, la vita della liberta’. Sono totalmente libera. Ho anche imparato a scrivere in cinese. Poi qui tutti muoiono, ma io non muoio mai. Ho 89 anni e non muoio mai, sono sempre sulla terra”.
Fonte: Ansa